Che cos’è l’amor

Fabrizio De André, in una fulminante espressione della materia amorosa, ha scritto “quando ero piccolo, mi innamoravo di tutto, correvo dietro ai cani”. Se penso all’amore, penso all’entusiasmo, all’essere dentro Dio (en theos, ed ecco fuoriuscire il malefico liceo classico dentro di me).

Alcune religioni sostengono che “Dio è amore”: la formula, come spesso accade quando si ha a che fare con le sublimazioni manieristiche della religione, è un po’ retorica e poco si comprende; i greci, che erano un attimo più pratici, hanno coniato quella bellissima parola, “entusiasmo”, essere dentro Dio.

Innamorarsi è entusiasmo.

Per quello viene facile a 14 anni, mentre negli -anta è, spesso, un corollario di giravolte mentali e insopportabili, innaturali e ricorsive “mentalizzazioni” (anche la parola, che le mie dita hanno avuto orrore a scrivere, è brutta).

Da par mio, penso di avere l’innamoramento facile, nel senso del suddetto entusiasmo. Se faccio o parlo di una cosa che amo, la faccio e ne parlo con entusiasmo, senza difese o filtri.

  • Quando sono stato, da solo, ai Vaticani iniziando la giornata dal negozio dei pianoforti Ciampi e finendo seduto nei giardini, fu entusiasmante, una specie di Thc di 8 ore.
  • Quando Tommy Yorke suonó, inaspettatamente, Killer Cars a Verona o prima di Nick Cave arrivarono i Mercury Rev, inaspettatamente, o quando mi ritrovai tra gli ottoni di Bregovic, o quando Patti Smith camminava accanto a me con un libro in mano, fu entusiasmante.
  • Quando i King Crimson mostrarono in atto il concetto di perfezione, quando il muro di The Wall pezzo a pezzo veniva abbattuto a Milano e mio figlio era da qualche mese in pancia, quando poi nacque quasi al cementificio di Cittiglio facendomi guidare come Ayrton Senna con una Citroen Ax (quindi a 89 all’ora), quando lo portai a lavare e stava nel mio palmo, c’era entusiasmo. E amore.
  • Quando leggo un capolavoro (l’ultimo, Cecità), ascolto un capolavoro (l’ultimo, We degli Arcade Fire), vedo una grande impresa (la corsa di Angelino Capuozzo) provo entusiasmo.
  • Quando faccio cose col nano, spesso ho entusiasmo.

Penso che l’opposto di amore entusiasta sia “assenza di sentire“. Quando Nick Cave dice “I’ve been paralyzed by this lack of feelings” credo lo esprima al meglio. Si può anche chiamare questa sensazione (o non-sensazione) “depressione” ed è la peggiore esperienza della vita, peggio di una malattia grave o di un lutto e, se sfortunatamente la proverai, sarai molto grato se avrai costruito nel tempo, o se avrai la fortuna di avere comunque intorno, dei paracadute.

Certo l’amore entusiasta per una persona che non sia un adorabile figlio è cosa ben più difficile, a volte miracolosa. Anche perché poi subentrano dinamiche altre, mentali, biografiche, i propri e gli altrui bui. E a volte vi si rinuncia come forma di pseudo-protezione che alla fine è auto punizione e terrore verso il mondo e la vita stessa.

Io che sono un entusiasta resto con l’innamoramento facile piuttosto che con i giochi cerebrali della mente.

I let love in, direbbe sempre il vecchio Cave.

Questo è un po’ paradossale da dirsi da antico single come me ma è così. E del resto ogni tanto i “miracoli” accadono: persino l’Italia di rugby ogni 5 anni vince…

E del resto proprio ora penso che la voce di Sharon Van Etten innamora all’istante e se non lo capisci hai veramente il cuore di pietra e amico mio, fai qualcosa per lui che sennò morirai triste y solitario…

Chissà, sarà single Sharon?

Credit Foto: Justin Higuchi from Los Angeles, CA, USA – Sharon Van Etten @ Grammy Museum 09/16/2019CC BY 2.0