Piccoli paesi

Nei piccoli paesi tra la chiesa e il municipio, tra il potere spirituale e quello temporale, c’è un circolo, il potere conviviale. Il circolo in qualche caso ha conservato il nome antico, “circolo operaio”, “circolo di mutuo soccorso”, e c’è sempre qualcuno che si chiama Gianni, anzi “ul Gianni”, che se non è già al tavolo, gli altri avventori sono là a parlare di lui.

Nei piccoli paesi c’è sempre una forte resistenza musicale metal: ci vedi ragazzi con t-shirt con copertine di album anni ’80-’90 di band come gli Stratovarius o gli Angra.

Nei piccoli paesi i muri sono in pendenza, c’è molto pavè, ci sono fontanelle con rigagnoli di acqua corrente e una media molto più alta di procacità di forme femminili. Resistono pizzerie con forni elettrici, tost, cornetti all’amarena con sopra l’amarena, e sedie di plastica rosse marchiate Algida.

Nei piccoli paesi tantissime persone hanno un cane di stazza media o grande, chi passeggia si ferma a leggere gli avvisi di convocazione del consiglio comunale il cui unico punto in agenda è sempre “approvazione del bilancio anno…”.

Nei piccoli paesi qualche signora anziana dà l’acqua alla fioriera in piazza e toglie le foglie morte e periodicamente qualche signore guarda il cestino dell’immondizia per vedere cosa gli altri ci hanno buttato.

Nei piccoli paesi ci sono cartelli stradali cancellati dal tempo con scritto solo “attraversamento”, in piazza c’è un torchio o una meridiana e sotto il nome della via Sacco e Vanzetti è stata ricavata una nicchia della Madonna di Fatima.
Sono nato in un piccolo paese e ho sempre vissuto in piccoli paesi e credo che sempre ci vivrò.